La corsa in salita

Dal titolo del presente articolo si può definire che la corsa in salita è un allenamento funzionale per lo sviluppo della forza, resistenza del calciatore, e non solo.

Da quelle che sono le mie conoscenze in virtù di ricerche e studi si può affermare che da oltre trent’anni le corse in salita sono utilizzate da molti addetti ai lavori perché rappresentano un mezzo che permette di ottenere risposte fisiologiche elevate, sia metaboliche sia neuromuscolari, sollecitando le componenti aerobiche e condizionali.

Dal punto di vista biomeccanico, la corsa in salita determina, rispetto a quella in piano, minori microtraumi a livello muscolare, tendineo e articolare in quanto un minor stress muscolare/tendineo durante l’impatto col terreno. Correre in salita permette di sfruttare tutta la componente contrattile del muscolo in quanto sono inferiori il recupero e il riutilizzo dell’energia elastica, incrementando lo stimo a carico della muscolatura. I principi fisiologici che spiegano l’utilità dell’allenamento con corse in salita sono caratterizzati dagli effetti e benefici di tale mezzo usato sia negli sport di squadra che individuali. Pertanto si riescono ad ottenere degli incrementi in poco tempo; del tipo: – perfezionamento tecnico della biomeccanica della corsa – aumento della capacità di forza – incremento della capacità di resistenza alla forza rapida – miglioramento della gittata cardiaca. In sintesi le corse in salita determinano un incremento nella produzione di lattato. Secondo la legge della biomeccanica, la corsa può essere definita come una successione di passi con fasi di appoggio al suolo di un piede avvicendate ad altre di volo, il tutto in sequenza ritmica di movimento che si ripetono in modo ciclico alternato. La corsa in salita rispetto a quella in piano, comporta una spinta avanzata superiore. Studiosi ritengono che mettendo a confronto la corsa in piano e quella in salita, è emerso che quest’ultima, determina; – la durata del passo si riduce in misura tanto maggiore quanto superiore è la pendenza e quanto più elevata è la velocità di corsa – il tempo di volo decresce in misura maggiore quanto superiore è la pendenza. Nella corsa in salita l’estensione delle articolazioni della caviglia, del ginocchio e dell’anca rispetto alla corsa in piano, determina, nella fase di spinta, che c’è un maggiore e più consistente intervento della muscolatura. Nel parlare di corsa tendiamo ovviamente a concentrarci sul ruolo degli arti inferiori; è bene ricordare che tutto il corpo partecipa al movimento. Le braccia lavorano in modo controlaterale con le gambe per agevolare l’avanzamento. Ciò significa che l’oscillazione in avanti di un braccio corrisponde la flessione dell’arto inferiore opposto. In merito agli aspetti energetici c’è una richiesta energetica sempre più importante rispetto alla corsa in piano: il consumo di ossigeno, la frequenza cardiaca, la riproduzione dell’acido lattico, ecc…E’ bene precisare che la corsa in salita è un ottimo mezzo per migliorare diversi componenti della condizione fisica tra cui la forza specifica in quanto si lavora sulla forza resistente e sulla resistenza agendo sull’aspetto metabolico della potenza aerobica. In fine, secondo delle mie riflessioni, concludo; sia preferibile che al termine di ogni seduta è consigliabile riproporre una piccola parte del lavoro svolto in salita in piano, eseguendo sul campo dei richiami di coordinazione motoria al fine di riattivare le proprietà neuromuscolari.

Prof. Stefano D’Alterio
Docente di Scuola Secondaria di Primo Grado
Allenatore UEFA B – F.I.G.C.

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